Lunedì, 6 Aprile, 2020    Dal Vangelo secondo Giovanni 12,1-11 
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri?” Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. ….
Siamo entrati nella settimana santa di Gesù, del suo passaggio da questo mondo al Padre (Gv 13,1).
Dopo tanti tentativi di uccidere Gesù, da parte delle autorità giudaiche, (Gv 10,31; 11,8.53) Egli si vide costretto a condurre una vita clandestina e, sei giorni prima della pasqua, va a trovare i suoi tre amici,  Marta  Maria e Lazzaro (che Gesù aveva risuscitato in precedenza).
Notiamo che, pur sapendo che la polizia stava dietro Gesù, i tre suoi amici lo ricevono nella loro casa e gli offrono da mangiare. Insomma, essere amico di Gesù poteva essere pericoloso; ma l’amicizia sa esporsi per l’altro e vince anche il timore, l’amore fa superare la paura. 
Durante il pasto, Maria unge i piedi di Gesù con 300 ml di profumo di nardo puro (cf. Lc 7,36-50), caro, carissimo: costava ben trecento denari. Il danaro era la paga quotidiana di un operaio, insomma lo stipendio di dieci mesi di lavoro.
Maria non parla in tutto l’episodio, ma agisce e viene elogiata da Gesù, in contrapposizione del pour parler di Giuda riguardo a ‘sto spreco. Nel lavare i piedi Maria si fa serva, quasi una profezia di quanto fra poco farà lo stesso Gesù con gli apostoli. (Gv 13,5). 
Giuda il perbenista pensa che questo denaro si sarebbe dovuto dare ai poveri, pur non avendo egli nessuna preoccupazione per i poveri… ma in questo caso (e non è una novità anche ai nostri tempi) i poveri fanno comodo, perché tante volte l’ipocrisia si serve dei poveri per promuoversi e trarne vantaggio… Giuda pensava solo soldi per questo non riesce a cogliere i sentimenti del cuore di Maria, anzi li detesta… 
Mentre Gesù che legge nel cuore, difende Maria e disapprova Giuda: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura!” 
Una mia considerazione: Giuda, come apostolo, viveva con Gesù da circa tre anni, ventiquattro ore al giorno. Maria forse lo vedeva una o due volte l’anno, quando Gesù si recava a Gerusalemme e visitava la sua casa. Ma stare con uno, senza amore, non aiuta automaticamente a conoscere l’altro. Anzi!
Può esserci anche oggi gente che nomina Gesù, lo loda con canti e preghiere ma non lo conosce veramente (cfr. Mt 7,21). Giuda vuol fare la carità con il denaro degli altri! Voleva vendere il profumo di Maria per trecento denari ed usarli per aiutare i poveri. La Legge di Dio insegna il contrario. Bisogna invece accogliere i poveri, aprire la mano in loro favore e condividere con essi i propri beni…

Domenica 5 Aprile, Domenica delle Palme

celebriamo in modo privato l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, dove sta per compiersi la sua missione terrena. Gesù vi entrò osannato tra ali di folla, proclamato come figlio di Davide, il Benedetto nel nome del Signore. Oggi questo memoriale a noi non sarà concesso di celebrarlo in modo pubblico ma solo casalingo, senza tripudi, senza acclamazioni, senza palme senza ramoscelli d’ulivo e senza bambini e senza folla… Gesù entra a Gerusalemme vede e ascolta l’acclamazione dell’Osanna del popolo in festa, vede le stradine che sono ammantate di tappeti e mantelli gettati davanti a lui in groppa ad un puledro. Quella folla che non tarderà poi a chiedere a gran voce a Pilato la sua crocifissione. A quella folla così numerosa, Egli non fa corrispondere un corteo maestoso con cavalli di razza: la sua Gloria è di altra natura che va scoperta e non è mai immediata e folkloristica. Gesù sarà glorificato nella sua donazione per l’umanità tutta. La Gloria di Dio è nel trionfo della vita, nella vittoria dell’AMORE, è L’Uomo che si lascia vivificare da Cristo e che non oppone resistenza al suo arrivo immancabile ma lieve, delicato, persuasivo, paziente…reiterato…instancabile. Osanniamo pure con gioia Gesù, come il vero Re, re di pace e di misericordia, ma disponiamoci anche noi a questo dono da accogliere, da non sciupare, da non dimenticare, chiedendo che in tutto sia sempre glorificato Dio.

Vangelo di Venerdi 3 Aprile 2020

In quel luogo credettero in lui (Gv 10, 31-42)


Continua la discussione tra Gesù e i farisei, i quali, pietre in mano, non riescono proprio e nemmeno vogliono accettare Gesù come il vero Messia. Non possono pertanto comprendere a fondo quello che Egli è ed insegna. Si rifiutano ostinatamente a riconoscerlo come Figlio di Dio.Lo scontro si sta infuocando sempre più e in questo clima incandescente, il passo per eliminarlo dalla faccia della terra si fa sempre più breve. Ma Gesù si allontana da loro e si ritira al di là del Giordano, dove un tempo battezzava Giovanni. In quella regione, i Giudei che hanno seguito Gesù si ricordano che il loro vecchio e stimato maestro andava dicendo, riguardo a Gesù: “Viene uno dopo di me che è prima di me, è più forte di me, bisogna che lui cresca e io diminuisca …. Ecco l’Agnello di Dio”: e credettero in Lui. La fede in costoro è scaturita dalla comprensione dell’operato stesso di Gesù, alla luce delle profezie. Ancora una volta dobbiamo ammettere che le Sacre Scritture, ascoltate e credute, ci aprono alla fede in Cristo e ce lo fanno scoprire, amare e seguire…


Vangelo di Giovedì 2 aprile 2020 Abramo, esultò nella speranza di vedere il mio giorno…

Nel Vangelo di oggi Gesù disputa con i Giudei su Abramo, che essi ritenevano giustamente “padre”, secondo la “carne e il sangue” mentre noi lo riconosciamo nostro padre nella fede.

In questo dialogo in realtà – fra giudei e Gesù – si parla della vita e della morte, che non sono solo un dato biologico ma rappresentano qualcosa di più profondo. Gesù proclama che Lui e i credenti in lui sono LIBERI anche dalla morte. Chi accetta la sua Parola vivrà e non morirà. 

Gesù impegna la sua santa parola nel promettere questo, e ce ne dà assoluta garanzia. 

Abramo, solo in quanto padre nella fede vive in Dio, contempla il Suo volto e partecipa della gloria di Dio, egli è il modello del vero credente, anzi di più, come modello del vero CRISTIANO. Così dice arditamente Gesù quando afferma: “Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia!”

In questa frase Gesù esprime un dato di fede profondo. Ad Abramo, benedetto in tutto da Dio come padre della fede fu concessa la grazia di vedere i giorni del Messia, come se Dio gli avesse concessa la grazia di vedere allungata la sua esistenza…

Gesù indica la strada per godere della fortuna di Abramo agli occhi di Dio: credere, osservare la sua parola e camminare nella fede. Questo Gesù “pretende” nei suoi stessi riguardi, da parte dei credenti in Lui.


Il messaggio del Vangelo contiene indicazioni attuali per noi: oggi, sebbene chiusi in casa, siamo invitati a scoprire la forza della Parola e a seguirla, osservarla, viverla nel quotidiano se vogliamo gustare la vita e non vedere la morte: “se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”. AMEN  
Buona giornata dM

Vangelo di Mercoledi 1° aprile (Giovanni 8, 31-42)
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. 

Il vangelo di oggi affronta la relazione di Gesù con Abramo, Padre del popolo di Dio, al cui interno Gesù si colloca, dando senso e pienezza a tutta la storia sacra precedente e successiva. Egli afferma: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli…” cioè docili e fedeli agli occhi di Dio. I giudei si sentono offesi e reagiscono: “Noi veniamo da Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno!”. Gesù ribadisce che solo Lui, il Figlio, ha il potere di renderli liberi davvero”. Chi vive fuori e non accetta il “piano di Dio! Su di sé non è libero ma vive ed è schiavo del peccato cioè dell’incredulità, che tiene fuori dal Regno e dalle Promesse di Dio ad Abramo, per questo i giudei e quelli come loro non hanno nessun diritto di ritenersi figli di Abramo, perché un vero figlio di Abramo compie le sue opere, crede e cammina nella via di Dio e non si oppone a Lui! 

Chi di fatto cerca di uccidere Gesù, di fare a meno di Lui e avversa il progetto di Dio su di sé, non fa come fece Abramo e non è suo “figlio” perché non ha la sua fede! “Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e lui mi ha mandato”.

“Voi invece fate le opere del padre vostro” dice Gesù con chiara allusione al satana (Gv 8,44). 

“Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. Benedetto il tuo nome glorioso e santo. (Dn 3,52)

Buona giornata don Mario



“IO SONO”…


Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che “IO SONO”… Chi non crede in Cristo, il Dio che guarisce, redime e salva rimane nei suoi peccati e quindi è destinato alla rovina per sempre. Gli uomini vivranno se crederanno e guarderanno a Colui che è stato innalzato sulla Croce dagli uomini e risuscitato dalla potenza di Dio. A Lui bisogna guardare come gli ebrei del deserto guarivano solo se guardavano al serpente innalzato.


I non credenti di ogni tempo morranno nei loro peccati, finché non crederanno in Lui e in ciò che Lui ha detto di sé, del Padre, del presente e del futuro che ci riguarda. Il Signore Gesù dice di se stesso “IO SONO” proprio come Dio si era espresso con Mosé: i Giudei si convinceranno di questo quando lo avranno «elevato». Questa elevazione esprime un doppio significato: 
• senz’altro la crocifissione, la morte violenta di Gesù, che i giudei gli infliggeranno, 
• ma anche la Risurrezione/ascensione di Gesù al cielo, nel senso che sarà l’unico PONTE di comunicazione, l’unica porta di accesso al regno di Dio. 

Un monito per tutti: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo”. Ci è chiesto, nonostante il nostro attaccamento alle cose di quaggiù, agli impegni, nonostante i pericoli, le fatiche il contagio, di lasciarci elevare dalla sua grazia e di lasciarci liberamente attirare a sé
Signore, libera l’umanità intera dai serpenti che oggi la mordono e la fanno sanguinare: fa’ che guarisca da peste, fame e guerra, dall’odio, dalla droga, dalla fame e da tutto ciò che la deturpa. Soccorri i milioni di uomini travagliati dalla paura del contagio e da pesanti difficoltà, fa’ che la nostra fede in te e la forza della tua grazia e della tua Parola, ci comunichino l’ansia operosa di fare del bene e di diventare dispensatori di fraternità e di pace.


”Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra”.  
Il Vangelo di oggi presenta Gesù di fronte ad un caso umano a dir poco drammatico. Egli si trova costretto ad intervenire nei riguardi di una donna trovata in flagranza di adulterio e perciò trascinata davanti a lui nel tempio. Gli scribi e farisei sanno benissimo cosa fare in casi come questi ma vedono in questo frangente una opportunità a loro favorevole per tendere un tranello a Gesù, sicuri di aver ragione comunque Gesù avesse risposto: per loro quella donna era già spacciata, non aveva scampo ed era destinata a sicura morte con la lapidazione. Son lì accorsi già con le pietre in mano.  ”Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra”. Il Vangelo di oggi presenta Gesù di fronte ad un caso umano a dir poco drammatico. Egli si trova costretto ad intervenire nei riguardi di una donna trovata in flagranza di adulterio e perciò trascinata davanti a lui nel tempio. Gli scribi e farisei sanno benissimo cosa fare in casi come questi ma vedono in questo frangente una opportunità a loro favorevole per tendere un tranello a Gesù, sicuri di aver ragione comunque Gesù avesse risposto: per loro quella donna era già spacciata, non aveva scampo ed era destinata a sicura morte con la lapidazione. Son lì accorsi già con le pietre in mano. 

Gesù in questa scena concitata appare imperturbabile, è seduto e con calma comincia a scrivere per terra, senza guardare in faccia gli accusatori. Non ha bisogno di guardarli in faccia perché ha già letto nel loro cuore le loro recondite e impietose intenzioni. 

Proprio a loro che non vedono possibilità di salvezza per la donna, Egli offre una chance di ravvedimento, invitandoli a riconoscersi peccatori e non presuntuosamente giusti. 

In questo racconto Gesù non condanna nessuno: 

– né la donna, che si riconosce colpevole ed è invitata comunque a cambiare vita e a non fare più le stesse cose sbagliate, 

– né gli accusatori spietati ai quali Gesù tende una mano misericordiosa per far capire che nemmeno per loro è chiusa la porta della salvezza, se sapranno riconoscere l’ipocrisia dei loro pensieri e la malignità del loro agire.

– a noi lettori e credenti, infine, è sommessamente rivolto l’invito a convertirci al bene, quando dice alla donna di non peccare più e di cambiare la propria vita.

Buonissima giornata                don Mario

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